Torna l’M6, icona Leica della fotografia a pellicola

Presentata a vent’anni esatti dal suo primo pensionamento, la fotocamera analogica porta in dote alcuni significativi miglioramenti per rispondere a una crescente richiesta di mercato

Basta una leggera pressione: la levetta del meccanismo di trasporto scorre in avanti morbida ma solida, mentre un piccolo, caratteristico rumore metallico conferma l’avanzamento della pellicola. L’indicatore del numero di posa si muove appena, segnando che questo sarà il nono scatto dei 36 disponibili con il rullino in dotazione.

Tecnicamente ora la Leica M6 – edizione aggiornata dell’iconica macchina fotografica analogica che il marchio tedesco ha prodotto dal 1984 al 2002 – è pronta a scattare. Noi però abbiamo bisogno di altro tempo: per regolare prima l’apertura, poi per impostare i tempi dell’otturatore, finché nell’esposimetro (ereditato dalla Leica MP e ora aggiornato con trattamento antiriflesso) le frecce rosse laterali non lasciano il posto al pallino nel centro, segno di una corretta esposizione. E poi, infine, per mettere a fuoco il soggetto, rigorosamente in manuale, prendendo il giusto tempo per sovrapporre perfettamente le due immagini generate dal telemetro.

In nome della Fotografia

In un’epoca dominata dal digitale e dalla velocità, la rinascita della M6 è innanzitutto un atto d’amore verso “la fotografia analogica consapevole, intesa come antitesi al diluvio di immagini digitali”. Sono le parole di Stefan Daniel, Vice Presidente Esecutivo del settore Tecnologia e Operazioni Leica che, sul palco allestito per la serata di gala nel Leitz-Park a Wetzlar (sede del marchio), ha ricordato come la M6 sia stata una pietra miliare nella storia dell’azienda, venduta in 175mila esemplari lungo 18 anni di presenza sul mercato.

Il ritorno in produzione della M6 è poi anche un tributo con cui Leica onora la propria storia e tradizione, spolverando e rilanciando una capacità e una competenza costruttiva che ha saputo conservare nei decenni: quando ha continuato a produrre fotocamere a pellicola con i modelli M7, M-A ed MP; ma anche quando proprio Stefan Daniel, a metà degli anni ‘00, scelse di “salvare” i macchinari produttivi più vecchi (e oggi impossibili da replicare) trasferendoli nella nuova fabbrica portoghese invece di mandarli in discarica. Un bagaglio di competenze, esperienza e strumenti artigianali unici al mondo, che oggi hanno consentito a Leica di rimettere in produzione in tempi relativamente molto brevi una fotocamera composta da oltre 1500 pezzi, peraltro tutti prodotti in-house.

Far rinascere l’analogico

“Era giunto il tempo di far rinascere l’analogico, e la M6 era la fotocamera perfetta per farlo – spiega Jesko Von – non solo perché essa rappresenta il leitmotiv della serie M, il modello le cui funzionalità, design e qualità hanno ispirato le nostre moderne digitali, o perché avevamo ancora le macchine per produrla, ma anche perché la richiesta è in fortissima crescita”. C’è stato un momento, a metà degli anni ‘10, dopo una lunga flessione delle vendite, “in cui vendevamo una sola fotocamera analogica al giorno a livello globale – continua Von – e riguardando indietro è incredibile che noi si sia deciso di non interrompere la produzione. Eppure abbiamo continuato a crederci, e ora la domanda cresce velocemente, tanto che siamo già tornati ai livelli di produzione del 2006”. Il pubblico è un mix di clienti affezionati, collezionisti e giovani, con quest’ultimi che oggi sono sempre più attratti dalla fotografia a pellicola e, più in generale, dalla riscoperta dell’analogico in diversi settori tra cui la musica, come conferma il recente ritorno del vinile.

Fotografare con lentezza

Terminata l’impostazione della fotocamera, è tempo di scattare: davanti a uno specchio disposto al centro della piazzetta su cui si affacciano l’albergo e il museo del Leitz-Park, ci concediamo un “selfie” analogico di cui vedremo il risultato solo qualche ora dopo, grazie agli stampatori che Leica ha convocato appositamente per sviluppare i molti rullini impressionati da giornalisti e ospiti provenienti da 30 nazioni diverse. Un modo di vivere la creazione dell’immagine che rallenta fino a diventare un rito, che conferisce peso e importanza a ogni azione e scelta, che restituisce sacralità al semplice gesto di attivare l’otturatore. Un processo che certo non può sostituire quello offerta dal digitale – straordinariamente più efficiente – ma che si pone come complementare a esso, arricchendo e completando l’esperienza di ogni fotografo.

Un’icona, migliorata

La Leica M6 del 2022 porta in dote un telemetro con ingrandimento di 0,72x che ora è verniciato internamente in nero opaco capace di assorbire il 99,9% della luce, mentre tutte le superfici ottiche sono trattate per eliminare i riflessi, forse l’unico punto debole della M6 originale. Anche la calotta è stata rivista: mentre la copertura del modello precedente era realizzata in zinco pressofuso, ora è fresata da ottone massiccio e protetta con uno smalto nero resistente all’abrasione. Su tutto spicca poi il logo “Leitz” rosso, proprio come nell’originale del 1984. Disponibile a partire dal 3 novembre 2022 presso i Leica Store, il Leica Online Store e i rivenditori autorizzati, la Leica M6 sarà in vendita al prezzo di 5.050 euro (solo corpo), Iva inclusa.

Noi l’abbiamo provata con una riedizione dello splendido Summilux-M 35 f/1.4, obiettivo che ha fatto la storia di Leica e conosciuto sia come “Steel Rim” (per l’anello frontale in acciaio inossidabile), sia come “Re del Bokeh”. Presentato nel 1961, è stato in produzione per 35 anni e ora torna in finalmente sul mercato con una versione che ne rispetta pienamente tanto il design vintage quanto lo schema ottico, al prezzo di 3.850 euro Iva inclusa.

L’Oskar Barnack Award 2022

Contemporaneamente al lancio della Leica M6, al Leitz Park di Wetzlar è andata in scena anche la premiazione del Leica Oskar Barnack Award 2022. Quest’anno la vincitrice è stata Kiana Hayeri con Written on the Ice, Left in the Sun, progetto durato 8 anni che racconta con grande forza le spesso difficilissime condizioni delle donne in Afghanistan. Per la categoria Newcomer, invece, a prevalere è stato il giovanissimo fotografo tedesco Valentin Goppel con la serie Between the Years, che documenta la vita di un gruppo di suoi coetanei durante e subito dopo le restrizioni imposte dalla pandemia.